Dizione
Lettura di Prova
Ci
sono tutta una serie di caratteristiche che possono contribuire a rèndere
gradevole all'ascolto una lettura.
Vediamole.
Anzitutto la chiarezza della comunicazione ché viène da parole bèn scandite e da
una corretta articolazione della frase.
Non meno importante è il tono della voce che dovrà essere gradevolmente recepito
dall'orecchio dell'uditore sènza diventare monotono o irritante. Ancora, avrà
una sua importanza il ritmo che dovrà essere variato, con opportune pause tra
frase e frase, accelerandolo o rallentandolo a seconda dell'importanza che
attribuiamo alla singola parola o concetto letti.
Il volume della voce dovrà essere tenuto il più possibile uniforme, cercando
assolutamente di evitare quei cali che impediscono la comprensione di certe
parole o rèndono difficile udirle e quegli striduli salti in alto che non sono
sicuramente piacevoli.
Infine, non meno importante, c'è il colore nella lettura, quel modo personale
che ognuno di noi possiède - o impara - per ravvivare e rendere appetibile
l'ascolto.
Da questa somma di sémplici osservazioni, possiamo concludere che una corretta
lettura è frutto di allenamento e di esercizio ma, il conseguimento dei
risultati prefissati, garantisce la gratificazione di lettore e uditore.
Ed ora cominciamo
con qualche consiglio tecnico-pratico, quelli che si chiamano anche trucchi che,
una volta appresi, ci facilitano il lavoro.
Probabilmente avrai constatato che, molto spesso, tèndi a spezzettare la frase
in varie parti, come se arbitrariamente avessi sostituito le virgole con dei
punti.
Questo succède sicuramente perché non hai ancora dimestichezza con la gestione
del testo, per mancanza di fiato e anche, perché no?, per un po' di tensione che
è esattamente il contrario della tranquillità che ti necessita.
Allora... immagina che, quando lèggi o quando parli, dalla tua bocca èsca un
filo - una specie di filo bianco o giallo - che potrai tagliare soltanto alla
fine della frase, quando troverai il punto.
Per fare questo dovrai apprèndere fin d'ora l'uso della pausa di sospensione,
quando farai la pausa, cioè, la tua vóce non dovrà morire ma rimanere sospesa
creando l'attesa del seguito : per fare questo immagina che la vocale, dópo la
quale farai la pausa, sia seguita dalla lèttera t che naturalmente non dovrai
pronunciare... prova.
Ad esempio : Ci sono tutta una serie di caratteristiche-t...
Avrai riscontrato anche che ci sono parole difficili da pronunciare - perché
sono lunghe, perché contèngono accostamenti di consonanti particolarmente
intricati eccetera - e che tendiamo ad affrontarle di petto, a lèggerle
velocemente rischiando di impaperarci...
Affrontale invece con forza controllata, rallentando il ritmo di lettura e
percorrendole sillaba per sillaba come se ci stessi rotolando sopra...
Constaterai che, gestèndole in questo modo, anche le parole più complicate
diverranno magicamente docili.
Bène, allora permettimi di darti una serie di consigli che, d'altronde, possono
essere validi per qualsiasi nuova attività si intraprènda.
1 - Non
avere frétta : non esistono metodologìe magiche, soprattutto è abbastanza
impegnativo togliersi di dosso un qualchecosa che fa parte di noi, ed è indubbio
che il modo di parlare sia una delle nostre caratteristiche peculiari.
2 - Se ci tièni a riuscire, dovrai farti carico di una certa dose di lavoro di
allenamento con assiduità : niènte è veramente imparato fino a che non diviène
spontaneo.
3 - Puoi già cominciare a lavorare come hai fatto oggi : devi cercare di
familiarizzare con la tua voce. Parla registrati e riascoltati, leggi registrati
e riascoltati... In questo modo comincerai a conoscere il tuo modo di parlare,
ad evidenziarne i difetti e a correggerli.
RESPIRAZIONE E L'ARTICOLAZIONE.
la respirazione
Conoscere il proprio
corpo significa conoscere le proprie potenzialità e riuscire ed utilizzarle al
meglio,
sènza contare ché vivere bène il nostro corpo ci permette di essere tranquilli
con noi stessi e quindi con gli altri.
Concentriamoci adesso sulla respirazione. Già, è un argomento che ha più
importanza di quanto non si creda:
infatti una corretta capacità respiratoria ci consènte di gestire più
tranquillamente la nostra emissione vocale
e quindi di parlare e lèggere nel modo più appropriato.
Naturalmente ognuno di noi è convinto di respirare correttamente... "Perbacco!
Come potrei usare male questa
fondamentale funzione vitale?" E, invéce, possiamo tranquillamente affermare che
utilizziamo soltanto in minima
parte questa nostra capacità. Soltanto un atlèta utilizza in pièno la sua
capacità polmonare ed è anche per questo
che riesce a fare sforzi prolungati e al di sopra della norma.
L'attore - tanto per fare un parallelo vicino alle nostre esigènze - è in un
certo sènso un atlèta e perciò deve perloméno
conoscere le caratteristiche della respirazione in generale e della sua in
particolare per riuscire ad utilizzarla nel migliore dei modi.
Vediamo allora le caratteristiche fondamentali della respirazione.
1 - Il
maschio ha una respirazione prevalentemente addominale, la femmina
prevalentemente toracica.
2 -E' più corretta la respirazione addominale perché consènte di utilizzare al
massimo la capacità polmonare riempièndo e svuotando fino in fondo le sacche
polmonari.
3 - Per verificare la qualità della respirazione è sufficiènte stèndersi
orizzontalmente ed inspirare ed espirare come normalmente facciamo. Se mettiamo
una mano sull'addome, proprio sotto la gabbia toracica, dobbiamo sentire il
vèntre gonfiarsi e rilassarsi spinto o méno dal diaframma.
4 - Dobbiamo cercare di utilizzare questo tipo di respirazione sènza sforzarci e
sènza drammatizzare il fatto : rammentiamo che respiriamo da quando siamo nati
e, se siamo ancora vivi, significa che lo abbiamo fatto in modo abbastanza
soddisfacènte.
5 - Possiamo allenarci a questo tipo di respirazione stendèndoci sul letto e
posando sull'addome un vocabolario ché vedremo alzarsi ed abbassarsi al ritmo
del nostro atto respiratorio.
6 - Quando avremo spontaneizzato questa respirazione sarà sufficiente eseguirla
coscienteménte due o tré volte la settimana, al mattino, davanti ad una finestra
aperta, per cinque minuti. Sarà un buon allenamento che ci garantirà anche una
buona ossigenazione.
7 - Per gustare la respirazione possiamo farla a turno da una narice e
dall'altra, tenèndone una otturata.
8 - Per aumentare la capacità respiratoria può essere utile esercitarsi
nell'apnea : dópo una inspirazione profonda tratteniamo il respiro cronometrando
la nostra durata per valutare nel tèmpo i miglioramenti. Rammentiamo sèmpre e
comunque che non abbiamo il fine di battere un record di immersione ma soltanto
di riuscire a gestire la nostra capacità respiratoria nel migliore dei modi.
9 - Cerchiamo ovviamente di limitare il fumo per quanto è possibile...
10 - Questo è forse il suggerimento
più utile : nessuno è perfetto, ognuno ha i suoi limiti e i suoi difetti ed è
soltanto conoscèndoli bène e utilizzandoli appropriatamente che riusciremo
veramente a dare il massimo... Certamente curando anche l'esercizio e
l'allenamento e non soltanto cullandoci beatamente sui difetti!
Ci
sono attori, ormai avanti negli anni - magari un po' sofferènti di asma - che
riescono a gestire talmente bène la loro capacità
respiratoria da riuscire non soltanto a non far riconoscere i loro limiti ma
anche a fornire una comunicazione ancora chiara e convincènte!
Possiamo fare adesso un sémplice esercizio per mettere alla prova la nostra
capacità polmonare : inspireremo profondamente,
dópo di ché procederemo alla lettura di un brano sènza fare pause e sènza tirare
il fiato, potremo così constatare
quale sia la nostra autonomìa respiratoria.
LETTURA DI PROVA DELLA CAPACITA' RESPIRATORIA
(la punteggiatura è stata volutamente omessa)
SPESSO
SI RITIENE CHE LA CAPACITA' RESPIRATORIA DI UNA PERSONA NON ALLENATA CHE MAGARI
FUMA SIA ESTREMAMENTE LIMITATA BE' DOVREMO RICONOSCERE INVECE CHE IL NOSTRO
FISICO CI CONSENTE EXPLOIT CHE NEMMENO IMMAGINAVAMO E CHE CON UN PICCOLO SFORZO
RIUSCIREMO A CONQUISTARE UN BEL NUMERO DI PAROLE E DI FRASI PRIMA DI SENTIRCI
SCOPPIARE E DI DOVERCI INTERROMPERE PER RESPIRARE NUOVAMENTE.
Forse non riuscirai a leggerlo tutto la prima volta ma ci arriverai abbastanza in frétta, a quel punto dovresti fare questo ragionamento : Se riesco a lèggere nove righe di testo sènza prendere fiato perché non dovrei riuscire a gestire correttamente una frase normale che, di solito, non è più lunga di un paio di righe?
L'articolazione
Qualche
volta ci sarà sicuramente capitato di rimanere affascinati e stupiti di fronte a
qualche attore che èra in grado di parlare a velocità inaudita sènza impaperarsi
o di fronte a qualche annunciatore televisivo in grado di lèggere impunemente
testi complicatissimi...
Sono in parte doti naturali, certamente, ma sono anche e soprattutto frutti
dell'allenamento e dell'esercitazione assidua nella lettura.
Se è vero che la tranquillità è una delle doti fondamentali per un buon oratore
e per un buon lettore è anche vero che la si raggiunge e la si conquista con
l'allenamento.
Uno dei modi più sémplici consiste nell'abituare il nostro apparato vocale agli
esercizi apparentemente più difficili, un po' come potrèbbero fare un funambolo
o un tuffatore con i salti mortali e gli esercizi di equilibrio. Come?
In concreto leggèndo abitualmente anche a velocità superiore a quella corretta,
badando però a fornire sèmpre una comunicazione comprensibile, o utilizzando i
cosiddetti scioglilingua dei quali, di seguito, forniamo alcuni esèmpi che
andranno letti ripetutamente più volte accelerando la lettura.
Noi, - tu, io, tutti - abbiamo la propensione ad essere avari e pigri...
Mi spiègo.
Siamo avari perché propendiamo a risparmiare il
fiato come se costasse moltissimo e quindi, risparmiandolo, potessimo spèndere
meno...
Siamo pigri perché facciamo una fatica terribile per muovere le labbra e quindi
limitiamo questo sforzo tenèndole quasi ferme...
Dobbiamo perdere entrambe queste cattive abitudini.
Soprattutto la pigrizia, perciò abituiamoci a muovere molto le labbra -
forzandole anche più del normale - per ritrovarle poi allenate a muoversi in
modo soddisfacènte.
Dobbiamo, in un certo sènso, riuscire a sentire ciò che diciamo non soltanto con
le orecchie ma anche con il movimento delle labbra...
Una ottima esemplificazione in questo sènso, può esserci fornita dalle
annunciatrici TV RAI che hanno sicuramente frequentato un corso di
dizione; proviamo a togliere l'audio e a leggere sulle loro labbra ciò che
dicono... riusciremo sicuramente a capire buona parte di quello che dicono!
Scioglilingua
esercizi
PRENDI QUESTA BARCA E IMPEGOLAMELA
E QUANDO L'AVRAI IMPEGOLATA
DISIMPEGOLAMELA SÈNZA IMPEGOLARMI
LUCIO E DECIO LISCIANO
DODICI GATTI FELICI
GUGLIELMO COGLIE GHIAIA DAGLI SCOGLI
SCAGLIANDOLA OLTRE GLI SCOGLI
TRA MILLE GORGOGLI
IL PAPA PÉSA E PESTA IL PÉPE A PISA
PISA PÉSA E PESTA IL PÉPE AL PAPA
CHI SEME DI SÉNAPE SECCA SEMINA
SEMPRE RACCOGLIE SEME DI SÉNAPE SECCA
TRENO TROPPO STRETTO E TROPPO STRACCO
STRACCA TROPPI STORPI E STROPPIA TROPPO
SA CHI SA CHE NON SA
NON SA CHI NON SA CHE NON SA
CARO CONTE CHI TI CANTA
TANTO CANTA CHE T'INCANTA
NELL'ANFRATTO DELLA GROTTA
TRENTATRÉ GRETTI GATTI SI GRATTANO
PERÀRO PER PERORARE PER PERO PARTÌ
PERO' PER PERORARE PERÀRO A PERO PERÌ
IN UNA CONCA NUOTANO A RILÈNTO
TRE TROTE CINQUE TRIGLIE E TINCHE CÈNTO
SOPRA LA PANCA LA CAPRA CAMPA
SOTTO LA PANCA LA CAPRA CRÈPA
IN UN PIATTO POCO CUPO
POCO PEPE CAPE
SE LA SERVA NON TI SERVE
A CHE SERVE
CHÉ TI SERVA DI UNA SERVA CHE NON SERVE?
SERVITI DI UNA SERVA CHE SERVE
E SE QUESTA NON TI SERVE
SERVITI DEI MIEI SERVI
TIGRE INTRIGA TIGRE
SE L'ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI
SI VOLESSE ARCIVESCOVOCOSTANTINOPOLIZZARE
VI ARCIVESCOVOCOSTANTINOPOLIZZERESTE VOI
PER ARCIVESCOVOCOSTANTINOPOLIZZARE LUI?
TRÉ TOZZI DI PAN SECCO
IN TRÉ STRETTE TASCHE STANNO
IN TRÉ STRETTE TASCHE
STAN TRÉ TOZZI DI PAN SECCO
Si tratta naturalmente dell'allenamento
più sémplice,
per ora può essere sufficiente eventualmente più avanti avremo modo di
conoscerne altri, specifici, magari legati ad esigènze personali.
Avrai già avuto modo di notare, nei testi fin qui lètti, la presènza di strani
accènti, sopra le parole, accènti che (purtroppo!) normalmente non vèngono usati
nella stampa corrènte...
Questo ci porta automaticamente a trattare quella parte della DIZIONE ché
spesso, a torto, ne è ritenuta l'essènza stessa :
l'ORTOEPÌA, la corretta pronuncia.
ORTOEPÌA 1
Nella lingua italiana le vocali sono sètte...
No, non c'è un errore, vediamo perché.
A, I ed U hanno una pronuncia immutabile, le altre due, invéce, possono èssere
pronunciate in due modi diversi.
La E può èssere apèrta - accentata così è - come in rètto, oppure chiusa -
accentata così é - come in véna.
Per verificare la tua capacità di articolare entrambi i suoni, pronuncia le due
parole correttamente e scorretamente :
rètto, rétto... véna, vèna...
Se l'accènto non cade sopra, la E va sèmpre pronunciata chiusa.
Ti risparmio la notazione tecnica limitandola al minimo ed evitando
assolutamente di parlare di parole tronche, sdrucciole, bisdrucciole eccetera.
Per pronunciare una parola (correttamente o méno) abbiamo la necessità di un
accènto che verrà pósto su una vocale facèndo diventare tonica la sillaba cui
quella vocale appartiène, una sillaba che verrà cioè pronunciata con più
forza.Alcuni esempi : cadére, bicchière, paròla, sèdia, birìllo, manùbrio, amóre,
cantilèna, marmàglia...
Per dosare il nostro pasto di apprendimento, cominciamo con la è aperta
prendèndo in esame alcune parole che normalménte pronunciamo in modo érrato e
una serie di norme (le più importanti) per imparare a districarci nella giungla
della pronuncia.
a - PAROLE
DI USO CORRENTE
Accèndere, Accènto, Bène, Brève, Cènto, Cèrto, Chièdere, Chièsa, Cièlo, Danièle,
Dièci, Ebbène, Ècco, Èssere, Gènte, Lèttera, Niènte, Piètro, Prèndere, Prèsto,
Rèndere, Ripètere, Riprèndere, Scèna, Sèmpre, Sènso, Sènza, Silènzio, Stèndere,
Tèmpio, Tèmpo, Vècchio, Vènto
b - LA È
APERTA, NORME GENERALI
Avremo
sèmpre la è aperta :
1) Nelle desinènze verbali dei condizionali in èi, èbbe, èbbero, es. farèi,
ballerèi, cadrèi, darèbbe, farèbbe, aprirèbbero, mangerèbbero, dovrèbbero...
2) Nei nómi che terminano in èma, es. apotèma, diadèma, patèma, poèma, schèma...
3) Nei nómi ed aggetivi che terminano in ènda, es. agènda, bènda, faccènda,
leggènda, merènda, orrènda,...
4) Negli infiniti in èndere, es. comprèndere, difèndere, estèndere,
fraintèndere, propèndere...
5) Negli aggettivi e nel gerundio in èndo es. stupèndo, tremèndo, agèndo,
piangèndo, finèndo, partèndo, vincèndo,...
6) Negli aggettivi in ènse, ènso, ènte, ènto, es. amanuènse, circènse, forènse,
dènso, intènso, melènso, coerènte, incosciènte, appariscènte, attènto,
scontènto, turbolènto...
7) Nel participio presènte in ènte, es. diffidènte, impellènte, piangènte,
rovènte...
8) Nei nómi che terminano in ènza, es. assistènza, concorrènza, diffidènza,
influènza, scadènza...
9) Nei numerali in èsimo, es. dodicèsimo, sedicèsimo, ventèsimo, centèsimo...
10) Nelle desinènze verbali in ètti, ètte, èttero, es. io dètti (dare), egli
dovètte (dovere), essi stèttero (stare)...
11 ) Nei nómi in èzio, èzia, es. lèzio, scrèzio, facèzia, inèzia, spèzia...
12) In presènza del dittongo iè, es. aziènda, balbuziènte, cosciènte, diètro,
ièri, mièle, cavalière, piède,...
13) Nei nómi tronchi di origine stranièra, es. bignè, caffè, canapè, tè,
tsè-tsè...
Purtroppo è giusto che tu sappia che ci sono delle eccezioni alle regole che ti
ho appena espósto ma le affronteremo più avanti, magari soltanto per soddisfare
necessità o curiosità contingènti, sarèbbe sciocco sovraccaricarci adèsso, no?
In ógni caso rammenta che un buon vocabolario potrà risolvere al meglio ógni
nostro dubbio circa la corretta pronuncia di una determinata parola.
AVVERTENZA : oggi molti vocabolari tendono ad accettare il modo di parlare
corrènte è perciò facile che, in qualche caso, invece che chiarire provvedano a
complicare un eventuale dubbio circa la corretta accentazione... Rammenta che
l'ORTOEPIA è soltanto una piccola parte del COMUNICARE PARLANDO e cerca di
valutare le tue scelte con un po' di buon sènso...
PROVA
DI LETTURA
Il cui
scopo è di permetterti di affrontare immediatamente e praticamente quanto
abbiamo appena osservato.
Naturalmente ho provveduto a collocare gli accènti dove sono necessari, rammenta
però che, a poco a poco, dovrai provvedere a memorizzare parole e regolette
perché nella stampa corrènte gli accènti vengono posti soltanto sulle parole
tronche...
A questo scopo, ti propongo lo stesso testo per due volte, la seconda privo di
accènti... il che dovrèbbe aiutarti in questo lavoro di memorizzazione.
Ricorda
anche di registrarti e di riascoltarti criticamente...
È giusto dire che noi siamo ciò che comunichiamo parlando? Sarèbbe come
affermare che l'abito fa il monaco...
Per quanto possa essere depriménte o deprecabile, bisógna ammettere che
l'apparènza ha il suo peso ed è un peso determinante.
Siamo istintivaménte portati a giudicare a prima vista, per una questione di
tranquillizzazione, per potér in qualche modo incasellare la persona, l'oggetto
o la situazione che stiamo vivèndo.
Perciò anche il modo di parlare ha la sua importanza in questo processo di
etichettatura preventiva e ne è prova il fatto ché una persona che parla bène -
non soltanto correttaménte - risulterà sicuramente più affascinante ed
interessante di chi si esprima piuttosto selvaticaménte...
Anche se, poi, alla verifica dei fatti, i contenuti possono essere superficiali
o addirittura inesistènti...
È
giusto dire che noi siamo ciò che comunichiamo parlando?
Sarebbe come affermare che l'abito fa il monaco...
Per quanto possa essere deprimente o deprecabile, bisogna ammettere che
l'apparenza ha il suo peso ed è un peso determinante.
Siamo istintivamente portati a giudicare a prima vista, per una questione di
tranquillizzazione, per poter in qualche modo incasellare la persona, l'oggetto
o la situazione che stiamo vivendo.
Perciò anche il modo di parlare ha la sua importanza in questo processo di
etichettatura preventiva e ne è prova il fatto che una persona che parla bene -
non soltanto correttamente - risulterà sicuramente più affascinante ed
interessante di chi si esprima piuttosto selvaticamente...
Anche se, poi, alla verifica dei fatti, i contenuti possono essere superficiali
o addirittura inesistenti...
CONSIGLI PATERNI PER IL LAVORO DI RIPETIZIONE
Sarèbbe assurdo pretèndere di imparare tutto e subito poiché disponiamo di una
certa capacità di assimilazione oltre la quale è impossibile andare sènza
correre il rischio di saturarci e, conseguentemente, sarèbbe soltanto spreco di
tèmpo e di energìe..
A questo va aggiunto che, molto spésso, lo studio della DIZIONE non è una libera
scélta ma soltanto una tra le tante esigènze pratiche che forse poco hanno a che
fare con le nostre effettive preferènze...
Allora
dieci parole-al-giorno...
Cominciamo, realisticamente, ad impegnarci su obiettivi minimi facilmente
conseguibili.
Per esèmpio, impegnamoci a pronunciare correttamente la parola bène (con la è
aperta sì ma non forzata esagerataménte come fanno in cèrte regioni centrali :
bbbane!).
Va ricordato anche che, in un primo momento, avrémo l'impressione di parlare in
un modo a dir poco strano - come dei deficènti... - e soltanto l'abitudine ci
permetterà di sentirci a nostro agio con queste nuove sonorità.
Memorizzando dieci parole o una regoletta al giorno potremo pianificare un
lavoro utile e proficuo perché, in fondo, non sono poi molte le parole che
sbagliamo!
Facciamo una pausa,
lasciamo da parte per un po' le regole dell'ortoepìa
che, a questo punto, ci sèmbrano magari un po' astruse e bizzarre ma tra non
molto le apprezzeremo e riusciremo a cominciare a gustare la musica della
parola...
Per ottenere questa musica dovremo riuscire a modulare la nostra vóce, a dosare
l'emissione di fiato, a creare le pause in modo appropriato, in parole povere a
dare un senso a quello che si lègge o che si dice...
LA LETTURA A SENSO
Lo abbiamo già detto, indipendentemente dalla qualità del testo, è importante
saper lèggere a sènso, dare cioè un certo peso al contenuto di quello che
si lègge, rènderlo interessante.
Vale la pena di ripeterlo : indipendenteménte dalla qualità del contenuto!
Lèggere e parlare in modo colorito significa anche gratificarsi nel farlo, avere
la precisa sensazione di non èssere pesanti o irritanti.
Inizieremo qui il nostro contatto con le possibilità vocali che ognuno di noi
possiède, spesso sènza saperlo, e ché utilizza - con la massima spontaneità e
sènza accorgersene - quando si esprime con la massima libertà, sènza
condizionamenti, ad esèmpio in un dialogo fra amici o persone con le quali siamo
a nostro agio.
Cominceremo con testi apparenteménte insignificanti ché, ad una prima occhiata,
niènte possono suggerire alla nostra capacità di interpretazione...
Questo per farti capire, ancora una volta, che non è importante la qualità del
testo e spesso rappresènta soltanto una sorta di alibi : "il testo non mi
ispira..."
Registra la tua lettura e poi ascoltala con molta attenzione.
Rammenta le indicazioni di partènza che ti sono già state fornite in altre
occasioni e cioè :
inspira profondamente prima di cominciare, gestisci il fiato con opportune pause
(puoi farne quante vuoi, a tua scélta), tièni il ritmo più adatto alla tua
capacità polmonare.
A questo punto non ti resta che buttarti, pronto a ripetere anche più di una
volta se sarà il caso!
UNO
Il primo testo è una lista di numeri, niènte di più neutro e asettico, dunque...
18,
41, 7, 54, 908, 107, 12347, 21, 3, 3, 89, 111, 356, 777, 841, 21, 22, 23, 47,
10111, 71, 18, 17, 16, 1, 5, 28, 75, 468, 852, 38, 37, 0.
Certamente la tua prima lettura, riascoltata, assomiglierà molto all'elènco dei
numeri relativi alle estrazioni del lotto... infatti ti sei limitato a leggere
numeri, a dare i numeri...
Lo capirai più avanti, questa è una opportunità effettivamente libera : hai la
possibilità di lèggere questa lista apparentemente asettica nel modo che
preferisci... come se si trattasse di una fiaba, o di un racconto d'amore o di
una vicènda tragica...
Puoi unire i numeri tra loro, leggerli velocemente o lentamente, scandirli, fare
pause, abbassare o alzare il volume della vóce...
Vuoi riprovare? Però immagina una qualsiasi vicènda e sicuramente il risultato
sarà diverso.
DUE
Il secondo potrèbbe essere benissimo la lista delle parole che normalmente
pronunciamo sbagliate in relazione alla è aperta e questo ti permetterà di
riflettere sul come andrèbbero letti gli elènchi...
Infatti di solito abbiamo la sensazione di ascoltare una serie di martellate
date su un'incudine, un ripetersi sèmpre uguale della stessa intonazione e della
stessa emissione di fiato...
Naturalmente con un elènco o una lista di nómi non disponiamo delle stesse
opportunità che ci offrono i numeri, non possiamo leggere le parole immaginando
una storia...
Qui
dobbiamo giocare sul ritmo.
Unire le parole a due, a tré, a quattro alternandole alle singole, variando la
tonalità della voce ed evitare assolutamente la ripetizione di una tonalità o di
una intonazione.
Non è facile da spiegare ma è molto facile da comprèndere se avrai la paziènza
di registrarti e riascoltarti con attenzione.
TRE
Il terzo è una lista di parole che non hanno alcun collegaménto logico tra loro,
che sono di lunghezza diversa e quindi propongono ritmi di lettura e pause
variabili.
Viène naturalmente omessa la punteggiatura in quanto sarèbbe fuori pósto ma
sarai libero di inventarla come meglio credi.
Rododendro glassare peperata palìndromo fitto raro morire decisivo effettivo
piedrìto cotone bignè rarefatto quasi veramente più inattivo raramente astratto
mammola cliccare basic rubare antinomia seno massa traffico indeciso semmai papà
pepe papa pipa pièno suggestivo mira rima andrèbbero poi chissà sebbène tè
usuraio orma rubicondo adesivo frattura spesa affrancatura male rugiadoso
cremino bar ornamentale ciabatta orologio pennellatura suola asola fogliame
ponticello pennello casa cosa caso coso sotto però personaggio alberguccio
convènto castello lago logo gola gala lega gelo gol cornicetta matitina
onomastico evviva ecco acca oca definitivamente così.
In questo caso si tratta di togliere il significato alla singola parola (spero
che alcune ti siano addirittura ignote) e cercare di gestirla soltanto come un
suono avèndo bèn chiara in mente la chiave di lettura (la storia) un po' come
hai già fatto con i numeri.
È soltanto l'inizio, hai soltanto cominciato a prèndere contatto con le infinite
e meravigliose possibilità offerte dalla lettura e dalla comunicazione a sènso
e, devi convenirne, sono gratificanti e sarèbbe sciocco ignorarle e non
utilizzarle.
Cerca,
per quanto puoi, di fare dell'allenamento registrandoti e riascoltandoti.
ORTOEPÌA 2 Siamo adesso alla é chiusa e cominciamo con lo scovarla tra le parole che utilizziamo più spesso. a - PAROLE DI USO CORRENTE Alméno, Artéfice, Ateniése, Béstia, Crédere, Créscere, Débito, Élmo, Érta, Frésco, Frétta, Invéce, Légge (norma), Marémma, Mé, Méno, Méntre, Perché, Scéndere, Scégliere, Sélva, Séme, Sé, Té (pronóme), Tré, Trénta, Véro
b - LA É CHIUSA ,
NORME GENERALI Per fare un
produttivo confronto con le regolette relative alla è aperta notiamo ad esèmpio
:
Ed ora, come già sai, ci sarà una brève lettura - doppia, la prima accentata la seconda no - per cercare di mettere a fuoco quanto hai fin qui appreso sulla è aperta e sulla é chiusa. Ebbène, ora
conosciamo in parte regole e norme ché dovrèbbero permétterci di lèggere e
parlare abbastanza correttaménte, almeno per quanto riguarda la E. |
ORTOEPÌA 3
Come abbiamo già détto in precedènza, l'altra vocale dalla doppia pronuncia è la
O che può essere pronunciata aperta - accentata così ò - come in dònna,
oppure chiusa - accentata così ó - come in dóno.
Già lo sai, per verificare la capacità di articolazione di entrambi i suoni, ti
conviène pronunciare le due parole correttamente e scorrettamente e verificare
con la registrazione : dònna dónna; dóno dòno.
Se l'accènto non cade sopra la O va sèmpre pronunciata chiusa.
Come al solito ci dosiamo il carico e cominciamo con la ò aperta.
a - PAROLE
DI USO CORRENTE
Apoteòsi, Binòmio, Bòsco, Cònscio, Cònsole, Còrpo, Demònio, Fiòco, Giòco,
Giòia, Idiòta, Luògo, Magnòlia, Marmòreo, Memòria, Mòdo, Mògio, Negòzio, Nòno,
Nòta, Òggi, Òcchio, Òmero, Òzio, Pòco, Pòi, Sòldo, Sòma, Tògliere, Tòsto,
Vòlgere, Vòlgo, Vòlta
b - LA Ò
APERTA , NORME GENERALI
Si ha sèmpre la ò aperta :
1) Nei nómi che terminano in iòlo, es. barcaiòlo, crogiòlo, vaiòlo...
2) Nei nómi che terminano in òccio, es. bellòccio, cartòccio, figliòccio...
3) Nelle terminazioni verbali in òlse òlsi òlsero, es. còlsi, vòlsi,
raccòlse, rivòlse, tòlsero...
4) Nel participio passato in òsso, es. commòsso, rimòsso, promòsso,
percòsso, scòsso...
5) Nei nómi in òtto, es. decòtto, ghiòtto, fiòtto, orsacchiòtto,
panciòtto, sempliciòtto...
6) Nei nómi in òzio, es. equinòzio, negòzio, sacerdòzio...
7) Nei nómi in òzzo òzza, es. abbòzzo, predicòzzo, maritòzzo, tòzzo,
carròzza, còzza, piccòzza, tavolòzza...
8) Nei nómi in sòrio, es. accessòrio, illusòrio, provvisòrio, ostensòrio...
9) Nel dittongo uò, es. buòno, cuòre, cuòce, duòmo, fuòco, muòre, nuòvo,
nuòra, ruòta, scuòla, suòla, suòno, suòra, suòcera, uòmo, uòva, vuòle, vuòto...
10) Nei monosillabi, es. nò, dò, sò...
11) Nei polisillabi tronchi in ò accentata, es. dirò, farò, pagherò,
però, rococò...
Naturalménte anche qui, come per la E, ci sono le eccezioni che vedrémo
contingenteménte ma, in ógni caso, rammenta il vocabolario...
LA LETTURA A SENSO 3
Ed eccoci
ad un nuovo contatto con la lettura colorita, con la possibilità di utilizzare
la nostra vóce realmente come se fosse uno strumento musicale.
Come puoi osservare si tratta di un brano più lungo ed articolato di quello che
hai sperimentato in precedènza e dovrèbbe quindi offrirti più possibilità di
interpretazione.
Leggilo mentalmente per capirne il sènso, scégli la chiave di lettura, procedi
alla marcatura e poi alla lettura con la massima tranquillità.
La tranquillità si conquista anche con la confidènza, quando cioè il contatto
con una persona o una situazione - in questo caso con un testo - non ci può
riservare sorprese.
Sappiamo come prènderlo, come gestirlo, come accompagnarlo o farci accompagnare,
come metterne in evidènza le sfumature; come farci coinvolgere o come sentircene
distaccati.
Questo significa, lo hai capito, che conviène leggere il testo più volte fino a
sentirlo familiare, a conoscerne le frasi che lo compongono e i ritmi che lo
guidano.
Rammenta, naturalmente, di registrare, riascoltare con molta attenzione.
Fiammetta si guardava allo specchio e si metteva a pósto l'onda dei lunghi
capelli color rame che le scendevano bèn oltre le spalle, poi si passava la mano
sulle labbra e sorrideva soddisfatta alla sua immagine.
Piegava la testa di lato e rimaneva così qualche minuto, assorta, poi deponeva
lo specchio e, ciondolando, si avvicinava al caminetto.
Prendeva l'attizzatóio e muoveva il ciocco che bruciava crepitando e poi
rimaneva per un bel po' di tèmpo a contemplare le lingue di fuoco ché sembravano
eseguire, soltanto per lei, la loro danza irripetibile.
Osservava rapita e si suoi occhi si dilatavano come se fossero ipnotizzati...
Èrano sensazioni indescrivibili quelle che provava, cose che si generavano
déntro di lei, nel profondo, e che le facevano sentire un appagamento completo :
sarèbbe rimasta ore intere a guardare il fuoco ed èra sicura che non si sarèbbe
stancata!
Dalla sua bocca, ógni tanto, usciva qualche nota che sapeva modulare molto bène
con la sua vóce dai mille toni, dapprima in sordina e poi più pièna e corposa a
riempire l'aria intorno.
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ORTOEPIA 5 In questo ultimo incontro dedicato all'ortoepìa, esamineremo con particolare attenzione due consonanti ché, a volte (molto spesso), ci mettono in imbarazzo. Questo accade perché una certa pronuncia, sulla bocca di altri, ci affascina però ci sentiamo ridicoli nel ripeterla... Sto parlando della esse e della zèta. LA ESSE
a - LA S SI
PRONUNCIA SEMPRE SORDA COME IN SASSO NEI SEGUENTI CASI : *AVVERTENZA :
Questa è la simbologia che ho scélto perché me la permette il computer; sui
vocabolari la esse sonora può essere indicata con simboli simili a quelli che
vedi qui sotto 1) Davanti a B D
G L M N R V : šbarbare, šbornia, šbucciare, šdraiare, šdilinquere, šgombro,
šgorbio, šgusciare, šleale, šlogare, bišlacco, šmantellare, šmarrire, šmercio,
šnellire, šnervare, šnodare, šradicare, šragionare, šregolatezza, švago,
švantaggio, šventura... a - LA
ZÈTA E' SEMPRE SORDA COME IN BELLEZZA NEI SEGUENTI CASI : *AVVERTENZA :
Questa è la simbologia che ho scélto perché me la permette il computer; sui
vocabolari la zèta sonora può essere indicata con simboli simili a
quelli che vedi qui sotto 1) Nelle seguenti
terminazioni izzare, izzire, izzatore
: minimizzare, sintetizzare, sonorizzare,
imbizzire, vaporizzatore, sonorizzatore...
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APPUNTI DI DIZIONE
La è aperta
La "e" fonica aperta italiana (è) deriva spesso dalla "e" breve e
dal dittongo "ae" del latino classico.
Esempi:
decem --> dièci,
ferrum --> fèrro,
laetus --> lièto,
praesto --> prèsto.
La lettera "e" ha
suono aperto nei seguenti casi:
Esempi:
bandièra, ièri, cavalière, lièto, diètro |
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Eccezioni
("e" chiusa):
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Esempi:
colèi, costèi, fèudo, idèa, lèi |
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Eccezioni
("e" chiusa):
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Esempi:
assèdio,
gènio, egrègio, prèmio |
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Eccezioni
("e" chiusa):
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Esempi: hotèl, rècord, rèbus, sèxy, prèmier, sèltz, nègus |
Esempi: caffè, bignè, tè (bevanda), gilè |
Esempi: vorrèi, farèi, farèbbe, crederèbbero, dirèbbe, marcerèbbe, marcirèbbero, circolerèbbero, fraintenderèbbero, comprerèbbe, accetterèbbero, colpirèbbe, tradurrèbbero |
Esempi: cèdo, corrèdo, erède, prèda, schèda, arrèdo, sède, sèdi |
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Eccezioni ("e" chiusa):
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Esempi: tèca, èco, gèco, cortèco, trichèchi, discotèche, enotèca, bibliotèca, paninotèca, videotèca, comprendendo anche i nomi di popolo come Grèco, Guatemaltèco, Aztèco, Zapotèco, Toltèco, Uzbèco |
Esempi: salsèdine, pinguèdine, raucèdine, torpèdine, intercapèdine, acrèdine |
Esempi: pagèlla, mastèllo, èllo, sorèlla, fratèllo, fardèllo, spinèllo, porcèllo, padèlla, caramèlla, lavèllo, manovèlla spesso usate anche come suffissi di diminutivi e/o vezzeggiativi come asinèllo, torèllo, praticèllo, bricconcèlla, cattivèlla, orticèllo |
Eccezioni ("e" chiusa):
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Esempi: teorèma, anatèma, problèma, apotèma, crisantèmo, Polifèmo, eritèma, Trasimèno, falèna, altalèna, cantilèna, trèno |
Esempi: agènda, bènda, tremèndo, orrènda, corrèndo, temèndo, cuocèndo, aprèndo, leggèndo, facèndo, morèndo, starnutèndo, ferèndo, mettèndo |
Eccezioni ("e" chiusa):
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Esempi: appèndere, sorprèndere, attèndere, intèndere |
Eccezioni ("e" chiusa):
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Esempi: decènne, ventènne, tredicènne, sessantènne, quarantaquattrènne |
Esempi: biènnio, triènnio, millènio, cinquantènnio |
Esempi: madrilèno, cilèno, nazarèno |
Esempi: sènso, intènso, forènse, dispènsa, mènsa, melènso, parmènse, pènso, ripènso |
Esempi: lènte, gènte, accidènte, sovènte, corrènte, silènte, consulènte, sedicènte, seducènte, mittènte, ponènte, avènte, dormiènte, perdènte, spingènte, cedènte, contraènte, aderènte, facènte, bevènte, tagliènte |
Eccezioni ("e" chiusa):
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Esempi: aderènza, sènza, partènza, urgènza, lènza, licènza, ricorrènza, invadènza, maldicènza |
Esempi: risèrbo, acèrbo, sèrbo, supèrbo, èrba, sèrba |
Esempi: supèrbia |
Esempi: misèria, sèrio, putifèrio |
Esempi: etèrno, quadèrno, lucèrna, invèrno, matèrno, tavèrna, govèrno, lantèrna |
Eccezioni ("e" chiusa):
|
Esempi: tèrra, fèrro, guèrra, affèrro, sottèrro, sèrra, vèrro, sottèrra |
Esempi: pèrso, emèrso, vèrso, tèrso, sommèrso, dispèrsa, detèrsa, rivèrsa |
Esempi: apèrto, copèrta, incèrto, soffèrto, consèrte, cèrto |
Eccezioni ("e" chiusa):
|
Esempi: sèrvo, cèrvo, risèrva, nèrvo |
Esempi: protèrvia |
Esempi: integèrrimo, aspèrrimo, acèrrimo |
Esempi: centèsimo, millèsimo, milionèsimo, ventèsimo, trentèsimo |
Esempi: alpèstre, terrèstre, palèstra, canèstro, finèstra, pedèstre, maldèstro, ambidèstro, dèstra |
Esempi: credètti, dovèttero, stèttero, cedètte |
Esempi: inèzia, scrèzio, facèzia |
Ora la Porta è stata aperta, e
attraverso lo strumento della consapevolezza, cerca di migliorarti, di
conoscere, saper.
Ricerca i termini che hai incontrato in questo manualetto, articoli e libri
sull'argomento.
Fai esercizi quotidiani ( da solo in macchina o al parco se ti vergogni i
primi tempi, quindi dopo aver esercitato la voce
ed averla riscaldata, eseguito gli esercizi quotidiani ed essendo così divenuto
consapevole, nota la differenza!!! )
Compiled by JediSimon