I Capi della fune
Jedi Simon
Chi muove leggero e senza traccia, rispetta la terra che lo sostiene come i piedi che lo portano.
Calli non fartene e storte non prenderne. Coloro i quali ritornano perché hanno
scordato qualcosa,
posino la mancanza, poiché il desiderio rende ciechi quanto il vizio che chiama.
Chi cerca, non si faccia mercanzia. Le rughe dell’esperienza solcano la storia di ognuno.
L’acqua monda chi vi si immerge. La consapevolezza prima o poi si fa strada.
Apri gli occhi. Presta ascolto, ma non confondere la verità con la reiterazione del costume.
Chi invecchia presto, spesso si ripete, fregiandosi delle più svariate ragioni,
fra ricordi che paiono prigioni.
Comprendi coloro che hanno smarrito la memoria, come quelli che ne detengono
troppa.
Posa i paramenti, leva gli ornamenti. Fai caso alla freschezza del sorriso. Alla
purezza del cuore.
Alla semplicità di alcune parole. Ai sentimenti disinteressati. All’amore
incondizionato che fa.
Al senso delle cose, prima che cambino o muti l’interesse. Alla trasparenza
dello sguardo.
Alla bontà d’animo. Al sorriso degli occhi. Fra i capi del filo la massaia
stende il bucato.
Sa che il vento si diverte e ferma il panni con le sue mollette.
Saldi nella fede paiono coloro che si circondano di pietra, di legno e di
certezze,
ma appesi al filo anche loro si aggrappano. Le convinzioni altrui stiano al loro
posto.
Al tuo palato chiedi il sapore del cibo che porti alla tua bocca. Gli eletti si
distinguono e si fregiano.
Le lingue che non dicono, servono la mistificazione del sapere.
Quando le cose antiche suonano in perfetta intonazione, già sono state commutate
e travestite vestono l’inganno. Tutto questo è gioco e ghematria, e la
commistione
di imperfetti all’assoluto, non conduce che alla mano del pescatore che getta
l’esca.
Non cristallizzare e libera le categorie. Muovi prima che il ghiaccio ti serri
nella morsa
delle gelide acque. Favorevoli assieme sono quelli che del pregiudizio si
nutrono.
Contrari, quelli che vorrebbero ma non detengono ancora.
Massimamente coesi, muovono unitariamente e similmente tutti coloro
che proteggono un vizio. Ramificano intrichi e affondano profonde radici nella
terra.
Stanno e non si spostano che per consentire ai loro. L’incoscienza dei Re è
triste cosa,
poiché dimenticano gli uni e gli altri recando danno. Massimamente ci si curi
del bene comune.
Contravvenendo, l’azione segna e la reazione consegna. Correggendo, si può
riparare
quando ancora non si è arrecato troppo danno.
Il tempo ha tempo, misura la tua misura. Le cose si cambiano per poco, e quando
è ora,
tornano ciò che sono. Chi condiziona, veglia su tutto quanto passa. Dalle porte
alle vie,
dalle parole ai sogni, dai desideri alle fantasie, dai concetti alle idee, dagli
esempi alle prospettive,
dai pensieri, alle parole, dai concetti agli argomenti, dal senso alle
direzioni.
Alcuni vegliano che altri impediscano. Certuni sviano mentre altri ancora stanno
a guardia.
L’ingresso è sorvegliato. La rete pesca. La verità si distingue evidente quando
il motivo
sottolinea l’intenzione. Non credere all’assenza che si sostituisce all’essenza
per straripare nel presente.
Mentre tu siedi gli altri corrono. Virtuale per virtù, forme equivalenti per
verità.
Non giocare al gioco degli scacchi. La dama che va e che viene mangia tutte le
pedine.
Gli Specchi nascondono la via. Impermanenza, Inavvertibilità, Diluizione e
Sogni,
segnano al bivio i passi del viandante. Né terra, né acqua, né fuoco, né aria,
né spazio illimitato.
Bene, via gli elementi! Né coscienza, né vacuità, né stato percettivo o sua
assenza.
Bene, via quello che sta ad aspettare!
Né mondo e altro modo, sole e luna, andare e venire, rimanere e morire.
Via il ciclo completo degli opposti che sorreggono le mura del Duale!
Senza sostegno, sviluppo, e fondamento. Sii con maestria l'alito di vento.
Via la sedia comoda da sotto il culo. Sii padronanza e azione presente.
Cadi, che è meglio, che cosi ti risvegli! La distanza che si frappone fra
l’esperienza
di un altro e il Se, che mantenendo vive le funzioni dell’Io nel Me, nutre chi
ha sempre bisogno
di uno scopo altrui, basterà pure agli ignari, ma non e’ cosa giusta.
Smetti di trarre nutrimento dagli inganni.
Non cadere in tentazione. Vedi quanta polvere alzano gli impedimenti del mondo?
Eppure le cose non si succedono sempre eguali? Guardami negli occhi
quando parli con me. Non cantarmi il copione del gobbo dall’alito pesante.
Morte parole e parole di morte, non le ascoltate, ma cercate nel cuore. Una
asserzione.
Una parola basta. Ciò che non si confonde, che ama e che si fonde.
Dovevo aspettarmelo che vi avrei incontrati sulla soglia.
Che fate? Non entrate? Non siate i pilastri della disillusione.